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Rischio Trombofilico e Gravidanza: Cosa Sapere e Come Gestirlo

A cura del Dott. Luigi Cetta, Ginecologo

La gravidanza è un periodo speciale nella vita di una donna, ma anche una fase che richiede particolare attenzione alla salute, sia per la mamma che per il bambino. Tra le condizioni che possono influire sul corso della gravidanza c’è il rischio trombofilico, un tema spesso poco conosciuto ma di grande rilevanza.

In questo articolo esploreremo cosa significa avere un rischio trombofilico, quali sono i suoi possibili effetti in gravidanza e come affrontarlo con serenità grazie a diagnosi e cure adeguate.

Cosa si intende per trombofilia?

La trombofilia è una predisposizione a sviluppare coaguli di sangue (trombi) a causa di fattori genetici, acquisiti o una combinazione di entrambi. In condizioni normali, la coagulazione è un processo fisiologico che aiuta a fermare le emorragie. Tuttavia, nelle persone con trombofilia, la coagulazione può attivarsi in modo anomalo, aumentando il rischio di eventi come trombosi venosa profonda o embolia polmonare.

Perché la gravidanza aumenta il rischio di trombosi?

Durante la gravidanza, il corpo della donna subisce importanti cambiamenti fisiologici:

  • Aumento della coagulazione del sangue: è un meccanismo naturale per ridurre il rischio di emorragie durante il parto.
  • Riduzione del flusso sanguigno venoso: l’utero in crescita può comprimere i vasi sanguigni, rallentando il ritorno venoso.
  • Modifiche ormonali: gli ormoni della gravidanza possono influire sui fattori della coagulazione.

Questi cambiamenti, se associati a una trombofilia, possono aumentare significativamente il rischio di complicanze.

Quali sono i rischi in gravidanza?

Una donna con trombofilia può avere una gravidanza serena, ma la condizione aumenta il rischio di alcune complicanze, tra cui:

  • Aborto spontaneo ricorrente
  • Distacco di placenta
  • Preeclampsia o ipertensione gravidica
  • Restrizione della crescita fetale
  • Trombosi venosa o embolia polmonare

Chi dovrebbe effettuare uno screening trombofilico?

Non tutte le donne in gravidanza necessitano di uno screening per trombofilia. È indicato nei seguenti casi:

  • Storia personale o familiare di trombosi venosa profonda o embolia polmonare.
  • Aborti spontanei ripetuti o altre complicanze ostetriche inspiegate.
  • Presenza di trombofilia nota in famiglia (es. mutazione del fattore V Leiden o della protrombina).
  • Preeclampsia grave o altre problematiche legate alla gravidanza in precedenti gestazioni.

Come si diagnostica la trombofilia?

La trombofilia si diagnostica tramite:

  • Esami del sangue specifici, che individuano alterazioni dei fattori di coagulazione (es. antitrombina III, proteina C e S).
  • Test genetici per rilevare mutazioni ereditarie, come quelle del fattore V Leiden o del gene della protrombina.

Gestione della gravidanza in caso di trombofilia

Se viene diagnosticata una trombofilia, è fondamentale pianificare la gravidanza con un team multidisciplinare che includa ginecologo, ematologo e altri specialisti, se necessario. Le strategie più comuni includono:

  • Terapia con eparina a basso peso molecolare: un anticoagulante sicuro per mamma e bambino, utilizzato per prevenire la formazione di trombi.
  • Aspirina a basse dosi: in alcuni casi, può essere associata all’eparina per migliorare la circolazione placentare.
  • Monitoraggio frequente: con controlli ecografici e clinici regolari per assicurarsi che la gravidanza proceda senza complicazioni.

Conclusioni

Il rischio trombofilico in gravidanza, se gestito correttamente, non preclude la possibilità di avere una gravidanza serena e un bambino sano. L’importante è effettuare una diagnosi precoce, seguire i consigli del medico e adottare le misure di prevenzione appropriate.

Se hai domande o sospetti di poter essere a rischio, ti invito a rivolgerti a un ginecologo esperto. La salute tua e del tuo bambino è la nostra priorità!

Dott. Luigi Cetta

Ginecologo – Al tuo fianco per una gravidanza sicura e consapevole.

 

 

 

Dottor Luigi Cetta
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