Il nome scientifico è VBAC, dall’acronimo inglese che sta per Vaginal Birth After Cesarean (parto vaginale dopo cesareo).
Da anni sono specializzato in questa tecnica, che pochi eseguono, con un tasso di riuscita pari al 95%. Proprio la scorsa settimana ho praticato un VBAC con successo, eseguendo un parto naturale senza alcuna complicazione.
Secondo le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità, la possibilità di un VBAC deve essere offerta a tutte le donne. In base alle statistiche, 3-4 donne su 5 delle gestanti che hanno già subito un cesareo partoriscono naturalmente con successo. Ciò significa che a tutte le donne deve essere data la possibilità del cosiddetto TOL (travaglio di prova, trial of labor). Secondo gli studi è necessario far trascorrere un anno dal cesareo prima di un altro parto.
Quali sono i rischi di un VBAC
La complicazione più temuta di un parto naturale dopo aver subito un cesareo è la rottura dell’utero: in tali casi si verifica una situazione di emergenza. In effetti il rischio di rottura dell’utero è più alto in caso di travaglio di prova rispetto a quanto accade nel caso di un parto cesareo ripetuto, ma stiamo comunque parlando di un’ipotesi molto rara.
Come evidenziato dall’Autorità Sanitaria, è altrettanto vero e scientificamente dimostrato che sottoporre la donna a tagli cesarei ripetuti aumenta le possibilità di complicazioni e di mortalità sia per la madre che per il neonato. Si tratta di un rischio di mortalità superiore rispetto al rischio di rottura dell’utero in caso di VBAC.
A chi rivolgersi per eseguire un VBAC
Alle donne che desiderano sottoporsi ad un travaglio di prova è necessario garantire una sorveglianza clinica adeguata ed un monitoraggio fetale costante durante tutto il travaglio. Benchè la rottura dell’utero sia una evento raro, è fondamentale che la struttura scelta sia in grado di intervenire con tempestività.
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